Inquietudini
Publié le 25 Juillet 2008
Voglio mostrarvi una foto, che appartiene al mio passato e che mi riporta ad un presente che in qualche modo mi
inquieta.
C'è un lungo fiume tranquillo, che in quella foto si andava appena riprendendo da un periodo di secca come mai aveva conosciuto nella sua storia millenaria, ci sono delle case che vi si
specchiano e in lontananza una nube bianca, tutta sbuffi cicciottosi, che somiglia allo zucchero filato.
Quello zucchero filato in realtà altro non era che il vapore di raffreddamento di una centrale nucleare, distante dalla mia casa di allora e dal centro del mio universo non più di un centinaio di
chilometri.
Il giorno che lo scoprii il primo pensiero fu: "e se qualcosa va storto?"... poi pensai che se davvero qualcosa fosse andato storto, non avrebbe fatto poi grossa differenza abitare a 100 o a
1000 chilometri da lì. Mi abituai alla presenza di quell'enorme bastoncino di zucchero filato che si stagliava chiaro nel cielo con il sole e con la pioggia, con il vento o con l'afa.
Mi fidavo del sistema di controllo, come facevano gli abitanti di quell'angolo di mondo; sapevo, per averlo potuto toccare con mano, che il senso dello Stato, della cosa pubblica, era ben diverso
che nel mio paese di origine.
Oggi mi chiedo cosa pensano quelli che sono diventati "ex-compaesani" di quella nuvola, quanta della loro sicurezza e della loro fiducia nelle istituzioni è stata incrinata da tre incidenti in
due diverse centrali nucleari in poco più di due mesi...
Oggi - che sono tornata a vivere ad almeno un migliaio di chilometri da una qualunque centrale nucleare in attività - un ministro dell'attuale governo mi dice che devo stare tranquilla, che si
tratta di incidenti enfatizzati per fini politici, che bisogna anzi persino accelerare con il nucleare, e mi ripete che devo stare tranquilla.
Considerando la fine che ha fatto l'ultima persona cui aveva detto di star tranquillo (cui aveva rifiutato una scorta perchè i pericoli secondo lui erano più millantati che reali
e perchè, in buona sostanza, si trattava di un "rompic******i") beh, mi dispiace, Caro Signor Ministro delle Attività Produttive, ma io sicura non mi ci sento per niente!
Non mi ci sento, perchè, come credo di aver già scritto altrove nelle pagine di questo mio diario a colori, il nostro Paese ha, purtroppo, una memoria cortissima (altrimenti, uno come lei, dopo
la frase di cui sopra, si sarebbe dovuto ritirare a vita privata), uno scarsissimo senso civico e maniche larghe, anzi larghissime nei controlli, tanto che può accadere che per un
terremoto una scuola elementare venga giù, sola e unica in tutta la città, come un castello di carte mentre gli edifici accanto non mostrano nemmeno una crepa: 27 bambini e una maestra una
mattina vanno a scuola e non tornano più, e questo perchè durante la costruzione era stato abbattuto parte di un muro maestro e un pilastro portante per fare spazio ad una scala che
portasse al piano superiore, e chi doveva controllare non aveva visto o si era distratto.
In questo paese può accadere che una multinazionale "tetesca-ti-Ccermania" decida di dismettere una sede per aprirne una nuova, e decida che è antieconomico investire nel vecchio impianto,
e allora lascia che gli estintori si svuotino, che gli operai lavorino su turni massacranti, e succede che alcuni di essi non tornino più a casa perchè finiscono inceneriti, e chi doveva
controllare anche qui non aveva visto, oppure si era distratto.
Finchè dipenderà da questo paese e da questi controllori verificare che non vi siano crepe nelle vasche di raffreddamento, oppure che i canali di raccolta delle acque di scarico siano
integri, mi dispiace Signor Ministro, ma io sicura non mi ci sentirò affatto.